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SOCIALISMO
Ampio complesso di ideologie e orientamenti politici.

DALL'UTOPIA ALL'ORGANIZZAZIONE. Dal 1830 il termine fu utilizzato per indicare le idee di gruppi che volevano un nuovo ordine basato su una concezione economica e sociale dei diritti dell'uomo. I gruppi principali facevano capo a Saint-Simon e Fourier in Francia e a Owen in Inghilterra. Definiti da L.A. Blanqui e da K. Marx socialisti utopisti, essi auspicavano una regolamentazione collettiva della vita sociale in base a princìpi cooperativi nonché lo sviluppo della produzione e la distribuzione della ricchezza attraverso fattori socializzanti nell'educazione dei cittadini. Nessuno di essi prevedeva che questa società di produttori potesse nascere attraverso il conflitto tra le classi; questo fattore era stato invece individuato da Babeuf durante la rivoluzione francese. A lui si ispiravano club e società democratiche rivoluzionarie in Francia e in Inghilterra agli inizi dell'Ottocento. Attorno al 1840 emerse l'uso del termine "comunista": in Francia esso derivava da "comune" come unità di autogoverno locale e più tardi è utilizzato per indicare le idee di Etienne Cabet sull'uso comune dei beni e sulla proprietà collettiva. In questo senso entrò nel nome della Lega dei comunisti (1847) e nel Manifesto del partito comunista (1848) di Marx ed Engels. La repressione delle rivoluzioni europee del 1848 costrinse alla clandestinità o all'esilio gli esponenti delle correnti rivoluzionarie e della massima parte delle organizzazioni sindacali. Solo in Gran Bretagna si svilupparono le Trade Unions, benché limitate agli operai qualificati; le cooperative, inizialmente ispirate da R. Owen e dai "pionieri di Rochdale", abbandonarono ogni legame col socialismo e assunsero dovunque caratteri di collaborazione di classe. Da questa stasi del socialismo europeo si distaccò la Russia ove, dopo la morte di Nicola I (1855), emersero le personalità di A. Herzen, che per primo si propose di elaborare idee di eguaglianza socialista in modo aderente alle condizioni della società russa, di N.G. Cernysevskij e di P.L. Lavrov, considerato l'ispiratore del populismo russo. La ripresa del socialismo europeo dopo il 1860 fu dovuta all'opera di Ferdinand Lassalle in Germania (che promosse l'Associazione generale degli operai tedeschi) e dalla fondazione dell'Associazione internazionale dei lavoratori (prima Internazionale, Londra 1864), sorta come organismo di collegamento tra gli operai inglesi e francesi ed entrata in crisi con la repressione della Comune di Parigi e quindi scioltasi a Filadelfia nel 1876 dopo la decisione del congresso dell'Aia (1872) di trasferirne la sede negli Usa. Il paese decisivo per l'affermazione della versione del socialismo di Marx ed Engels fu la Germania, il cui Partito socialdemocratico (1875), perseguitato da Bismarck fino al 1890, costituì da allora fino alla Prima guerra mondiale il punto di riferimento per i socialisti europei grazie alla sua organizzazione e all'intensità del dibattito teorico. Nell'ultimo quarto dell'Ottocento si diffusero i partiti socialisti di ispirazione latamente marxista. In Italia, l'egemonia di Mazzini nel movimento democratico fu scalzata dagli anarchici, ma l'influenza bakuniniana declinò di fronte agli insuccessi degli anni settanta e lasciò posto a gruppi che si indirizzarono verso la creazione di un Partito socialista (1892). Forte fu l'ascendente anarchico in Spagna, ma l'organizzazione fu travolta nella repressione delle insurrezioni dei primi anni settanta e il movimento fu costretto alla clandestinità; nel 1879 nacque il Partito socialdemocratico spagnolo. Nel 1882 fu fondato il Parti ouvrier di J. Guesde in Francia; nel 1883 la Federazione socialdemocratica di H.M. Hyndamn in Gran Bretagna (e negli anni seguenti la Società fabiana e l'Independent Labour Party); l'Emancipazione del lavoro (embrione del partito socialdemocratico) di G.V. Plechanov e P.B. Aksel'rod nacque in Russia nel 1883; partiti socialdemocratici si formarono in Norvegia (1887), in Svizzera (1888), in Svezia e in Olanda (1889) e infine, nel 1892, in Polonia e Finlandia. Negli Stati Uniti l'American Socialist Party (1901), in forte polemica con il Socialist Labor Party, ebbe una particolare fortuna nel primo decennio del XX secolo ma subì successivamente un declino che impedì la rinascita di un movimento marxista di massa negli Usa. La dottrina cui si ispiravano questi partiti, pur variamente intesa nei diversi contesti nazionali, si indirizzò come fine ultimo alla trasformazione della proprietà privata in proprietà sociale e individuava nell'azione politica dei lavoratori lo strumento principale della lotta per questo obiettivo (programma di Erfurt). Nel 1890 fu fondata la seconda Internazionale come libera federazione di partiti nazionali, dotata di scarso potere per condizionare gli associati, ma nel 1914 il conflitto internazionale sconfisse la mobilitazione pacifista e lo scoppio della Prima guerra mondiale provocò la dissoluzione dell'Internazionale.

LA CONTRAPPOSIZIONE TRA SOCIALDEMOCRAZIA E COMUNISMO. La rivoluzione d'ottobre del 1917 in Russia aprì un nuovo periodo anche nella storia del socialismo. La dottrina bolscevica era incompatibile col socialismo parlamentare elaborato dai partiti socialdemocratici e con i princìpi ispiratori di alcuni dei movimenti rivoluzionari esplosi in Europa nell'immediato dopoguerra. In Russia il socialismo, da fase di transizione, divenne dopo la morte di Lenin una forma di stato caratterizzata dallo svuotamento delle iniziali istanze di democrazia. A tutela della loro egemonia sui partiti che li presero a modello i bolscevichi promossero la fondazione della terza Internazionale che doveva guidare i partiti nati dalle scissioni dei vari socialismi nazionali. I decenni tra le due guerre mondiali furono dunque dominati nel movimento operaio di ispirazione socialista dalla contrapposizione tra la componente socialdemocratica e quella comunista, ispirata alla teoria del socialismo in un solo paese; il contrasto fu interrotto dalle proposte di Fronte popolare del VII congresso dell'Internazionale. Nell'epoca dominata dai fascismi il prestigio della Russia e del suo capo, Stalin, fu molto forte e condizionante, in particolare nei paesi dell'Europa orientale e balcanica. Al termine della Seconda guerra mondiale, dissoltasi la grande alleanza antifascista a livello internazionale, il conflitto tra socialisti e comunisti si inserì nella contesa fra stati. I partiti comunisti seguirono in linea generale una stretta ortodossia rispetto a Mosca almeno fino al 1956, dopo la morte di Stalin e l'invasione sovietica dell'Ungheria. Solo con gli anni sessanta, dopo la morte di P. Togliatti (1964), il Partito comunista italiano enucleò una sua linea di crescente indipendenza, formalizzata nei primi anni settanta da E. Berlinguer. Nei paesi dell'Europa orientale i tentativi di rinnovamento furono duramente repressi sia a Praga che in Polonia. I partiti socialdemocratici in alcuni governi dei paesi occidentali si fecero i promotori di una politica di nazionalizzazioni, nel quadro di un'economia mista, tesa ad assicurare la redistribuzione del reddito e forme di assistenza sociale (vedi welfare state). Nei paesi del Terzo mondo la diffusione delle ideologie socialiste coincise con la nascita dei movimenti di indipendenza nazionale e specialmente nel secondo dopoguerra, quando l'adesione ideologica comportò l'appoggio politico-militare dell'Urss, furono numerosi i movimenti nazionali che assunsero una coloritura socialista, soprattutto nei paesi africani. Nell'estremo Oriente, viceversa, il movimento socialista fu condizionato politicamente e ideologicamente dal movimento comunista guidato da Mao Zedong, la cui ideologia agli inizi degli anni sessanta ambì a presentarsi come una concezione alternativa sia al movimento operaio occidentale sia al movimento comunista d'osservanza sovietica. Dalla metà degli anni ottanta la crisi economica e sociale dell'Urss e dei paesi dell'est europeo e il crollo del sistema di potere interno e internazionale sembrano aver chiuso con un fallimento completo la storia di quello che era stato definito il "socialismo reale".

L. Ganapini


G.M. Bravo, Storia del socialismo 1789-1848. Il pensiero socialista prima di Marx, Editori riuniti, Roma 1971; G.D.H. Cole, Storia del pensiero socialista, Laterza, Bari 1967-1968; A. Salsano, Antologia del pensiero socialista, Laterza, Bari 1979-1982.
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